Luigi Benevelli e Marianna Scarfone ripropongono oggi quest’opera importante sulla psichiatria coloniale scritta da Angelo Bravi che si trovò a esercitare la professione medica in una Tripoli multietnica ora inimmaginabile, quando l’Italia possedeva la sua “quarta sponda” da più di vent’anni. Il giovane medico giunse in Libia, nell’ospedale coloniale Vittorio Emanuele III di Tripoli, una prima volta nel 1935 e poi di nuovo nel 1938 dove, dal primo luglio 1939, diventò direttore dell’appena inaugurato manicomio di Tripoli. Iniziava allora una grande avventura scientifica e umana. Bravi sviluppò il tentativo di applicare la psichiatria in un universo culturale completamente diverso da quello europeo ponendo all’ordine del giorno la possibilità di esplorare una dimensione nuova della ricerca sulla patologia nervosa e mentale. Con la consapevolezza di essere un pioniere per l’Italia in questo genere di studi, condusse un’opera clinica e di ricerca basata sulla necessità di essere empatico, nel tentativo di superare i muri contrapposti generati dalle barriere culturali e dalle differenze di lingua. Questo volume costituisce una testimonianza scientifica straordinaria di una medicina che cercava di abbattere le barriere e di capire l’altro con animo partecipe.
Disponibile al CDMC