Proiezione film IL LEONE DEL DESERTO

Proiezione del film IL LEONE DEL DESERTO (1981, regia di Mustafa Akkad, con Anthony Quinn, Irene Papas e Oliver Reed, 173’, v.o. sub ita). Sala Truffaut via degli Adelardi 4 (ingresso gratuito) 16 Settembre ore 20,30. La proiezione è preceduta dall’introduzione dello storico Gianluca Gabrielli.

Il 16 settembre 2024, anniversario dell’impiccagione di Omar al-Mukhtar nel 1931 e per questo divenuta Giornata libica in memoria delle vittime della colonizzazione, l’associazione Un Ponte Per organizza la proiezione del film in 10 città: Roma, Torino, Napoli, Milano, Arezzo, Monza, Bologna, Modena, Firenze e Catania.
Con questa iniziativa UPP intende contribuire a sollevare il velo calato sulla storia coloniale italiana, e sostenere la proposta per l’istituzione di una Giornata nazionale della Memoria delle vittime del colonialismo. L’intero programma di eventi è realizzato con l’adesione di Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – ANPI Nazionale, Rete Yekatit 12-19 febbraio e WILPF Italia (programma nazionale https://www.unponteper.it/it/2024/09/upp-liberato-leone-del-deserto/ ).
L’associazione MOXA–Modena per gli altri che da oltre 10 anni si occupa del passato coloniale italiano attraverso la sezione Centro Documentazione Memorie Coloniali https://www.memoriecoloniali.org/fondi-documentali/ ha organizzato l’evento a Modena in collaborazione con l’Istituto Storico di Modena e col patrocinio del Comune.

A oltre 40 anni dalla sua uscita, l’associazione Un Ponte Per ha ottenuto il nulla osta ministeriale per la proiezione pubblica di un importante film storico, “IL LEONE DEL DESERTO”. Il film basato sulla vita del condottiero senussita Omar al-Mukhtar, alla guida della lotta contro l’occupazione coloniale italiana, ricostruisce la resistenza delle tribù libiche, documentandone la repressione dell’esercito italiano.
La pellicola non è mai stata proiettata nelle sale cinematografiche italiane, perché ritenuta dal governo “lesiva dell’onore dell’esercito”, che all’epoca ne bloccò la distribuzione. L’allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, arrivò ad accusare il film di “vilipendio alle Forze Armate” e nel 1987 la Digos ne impedì la proiezione a Trento durante un meeting pacifista sequestrando la pellicola. Si ricorda un’unica trasmissione nazionale televisiva su Sky nel 2009. Fino ad oggi, in mancanza di un distributore e del visto per la proiezione, nessun cinema o TV ne poteva programmare la visione, cosa che sarà da questo momento possibile grazie all’iniziativa di UPP che ha richiesto e ottenuto il visto.

Il film narra della resistenza delle popolazioni libiche all’occupazione, della feroce repressione messa in atto dal generale Graziani, della deportazione di intere popolazioni in campi di concentramento, dell’uso dei gas e dell’impiccagione del leader della resistenza Omar Al Muktar.
Non è un documentario, ma un film storico e può contenere qualche inesattezza, ma riporta fedelmente quanto accaduto. Lo storico inglese Denis Mack Smith ha scritto sulla rivista Cinema nuovo: “Mai prima di questo film, gli orrori ma anche la nobiltà della guerriglia sono stati espressi in modo così memorabile, in scene di battaglia così impressionanti; mai l’ingiustizia del colonialismo è stata denunciata con tanto vigore […] chi giudica questo film col criterio dell’attendibilità storica, non può non ammirare l’ampiezza della ricerca che ha sovrinteso alla ricostruzione”.
Il colonialismo italiano, sia nella versione liberale del Regno d’Italia, sia nella versione fascista, è ancora un significativo rimosso nella memoria collettiva del nostro Paese. Una parte della nostra storia che è stata occultata e ogni tanto riaffiora, senza mai entrare nel discorso politico e nella consapevolezza pubblica.
Piuttosto che riconoscere il razzismo e il carattere guerrafondaio delle classi dirigenti e dello Stato italiano (fascista e prefascista) si è preferito coltivare il mito della diversità della colonizzazione italiana, degli ”Italiani brava gente”, mito che è stato smontato documentatamente dagli storici.
Questo rimosso/occultato istituzionale, a cominciare dalla scuola, ha privato le popolazioni italiane della conoscenza e consapevolezza della propria storia e quindi di strumenti per comprendere la contemporaneità.
Le popolazioni colonizzate, quando vengono ricordate, sono descritte sempre e solo come vittime, e di vittime ce ne sono state tante, certamente oltre mezzo milione, probabilmente 700.000 secondo le stime più recenti.
Sono le popolazioni estromesse dalle terre migliori per far posto ai coloni, sono le ragazze comprate e vendute come oggetti sessuali, sono le culture locali azzerate, sono gli ascari reclutati per combattere altre popolazioni, sono i deportati e le deportate nel deserto e sulle isole, le persone asfissiate col gas, sono le vittime dei pogrom dei coloni e della repressione, spesso feroce, del regime coloniale.
Ma le popolazioni colonizzate non sono solo state vittime. Esse sono anche state anche protagoniste della resistenza alla colonizzazione. E la storia della resistenza, che c’è stata dovunque, è forse l’occultamento più significativo.